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Azioni Parallele

NUMERO  7 - 2020
Azioni Parallele
 
Rivista on line a periodicità annuale, ha ripreso con altre modalità la precedente ultradecennale esperienza di Kainós.
La direzione di Azioni Parallele dal 2014 al 2020 era composta da
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Giuseppe Pigoli, I dardi di Apollo

 

 

 

 

Giuseppe Pigoli
I dardi di Apollo
Dalla peste all'AIDS, la storia scritta dalle pandemie

 

UTET Torino, 2009, p. VI + 214,

EAN: 9788802081571, € 18

 

 

 

Nel nostro mondo di occidentali avvezzi alle cure e alle medicine, l'idea della morte causata da malattia si abbina quasi esclusivamente ai tumori e a quegli eventi imprevedibili del genere di necrosi o infarti. Eventi epidemici importanti come le influenze stagionali sono solitamente ed erroneamente relegati in una categoria di minor rilievo sociale, probabilmente perché il numero altissimo di persone che le contraggono e ne guariscono in tempi brevi ci fa sottovalutare il numero di tutte le persone più deboli che invece vi soccombono. I fatti drammatici degli ultimi mesi del 2019 in Cina e dell'inizio del 2020 in tutto il mondo, ci hanno riportato a una maggiore consapevolezza della nostra fragilità e dell'importanza della prevenzione: il Nuovo Coronavirus è arrivato inatteso, ma la sua diffusione letale è stata soprattutto legata all'impreparazione umana.

"La pandemia influenzale prossima ventura è, al contempo, attesa e temuta poiché mediamente ogni dieci-quindici anni i virus cambiano faccia".1 Così scriveva 11 anni fa, nel 2009, un medico di lunga e luminosa carriera, Giuseppe Pigoli, nel suo notevole saggio "I dardi di Apollo" sulle epidemie, o meglio su quei virus, bacilli, batteri, che nella storia dell'uomo hanno decimato intere popolazioni e provocato catastrofi umanitarie.

Come una piccola enciclopedia, il volume analizza ogni morbo nelle sue componenti biochimiche e storiche, elencando dati incerti o indiziari per quanto riguarda fatti remoti o non del tutto chiari, e al contrario segnalando con dovizia di particolari le indicazioni mediche relative agli ultimi decenni.

I dardi di Apollo sono citati nell'Iliade, e uccidono a centinaia gli Achei, forse secondo una potente metafora delle malattie contagiose. Pigoli ordina questi dardi in una sequenza impressionante, nella quale tornano fatti e immagini di cui oggi purtroppo abbiamo avuto diretta esperienza, anche se la mortalità del Covid-19 è ben lontana da quella dei morbi passati.

La peste nelle sue varie declinazioni, per cui si parla di peste anche davanti a morbi di origine incerta, è la protagonista dei primi capitoli. La peste esiste ancora, come la tubercolosi, la lebbra, il colera, l'HIV, per quanto tutti abbiano perso gran parte della loro negativa popolarità. Ci riferiamo naturalmente ai paesi occidentali, perché con gli occhi dell'oriente o del Sud del mondo le cose ci apparirebbero sensibilmente diverse. Il colera a Napoli, ad esempio, nel 1973 si rivelò una catastrofe sanitaria ed economica, pur con appena 24 morti, tale da lasciare dietro di sè una sgradevole scia per diversi anni, ma solo a Napoli e dintorni, come se già a Roma o a Palermo la cosa potesse apparire lontana e impossibile. Proprio questo è in fondo il principale scopo di questo libro, uno scopo esplicitamente politico: non copriamoci gli occhi e non sottovalutiamo le malattie lontane, perché prima o poi potremmo averci a che fare anche noi, e chi ne sta soffrendo non è un altro, ma è uno di noi.

Si impara molto leggendo questo libro da ignoranti in epidemie, come la maggior parte dei lettori è. Non ci viene spiegato nel dettaglio cos'è un batterio o che cos'è un virus, ma Pigoli sa farci capire l'essenziale, da un lato una forma microscopica di vita - il batterio -, dall'altro un parassita - il virus -. I batteri provocano la peste, il colera, la lebbra, la difterite, mentre i virus sono responsabili delle influenze, dell'AIDS, del raffreddore e di molte polmoniti. Contro i batteri sono stati inventati e prodotti dall'uomo gli antibiotici, sia a largo spettro sia specifici, mentre contro i virus esistono farmaci antivirali generici abbastanza efficaci, ma soprattutto i vaccini specifici che possono tuttavia essere predisposti soltanto dopo l'avvento del virus.

La falsariga dell'analisi di Pigoli è strutturata tra la storia delle diverse malattie, la loro cura e la loro situazione attuale. Una sola delle grandi piaghe che tutti conosciamo almeno per nome è stata davvero sradicata dal mondo, il vaiolo, responsabile in passato di milioni di morti e dell'estinzione delle civiltà precolombiane. Di molte altre piaghe possiamo leggere le incerte e sporadiche cronache dei tempi lontani, o dei successivi tentativi di ricostruzione da parte di storici non del tutto informati, e il risultato è una grande incertezza sulle loro origini e la loro storia. Inoltre, e Pigoli non si stanca di ribadirlo, le cure trovate dall'uomo contro i batteri, in particolare quelle antibiotiche, non devono mai essere considerate definitive, perché gli agenti patogeni lottano per la loro sopravvivenza, mutano e costruiscono difese tanto più vengono attaccati. L'abuso degli antibiotici poi è tra gli errori più gravi nel contesto sociale del primo mondo. Ancora alla fine del libro2, l'autore avverte: "Se in un primo tempo gli antibiotici hanno cambiato il mondo rendendo gestibili malattie una volta mortali, ora rischiamo di precipitare nuovamente in un'era pre-antibiotica per la semplice ragione che gli antibiotici non funzionano più".

Grazie alla sua preparazione storica e medica, Pigoli nei primi capitoli del libro cerca di farci conoscere il più terribile dei mali, la peste, tramite gli effetti di morbi epidemici descritti in antichi papiri egiziani, nella Bibbia e in successive descrizioni romane. Tuttavia, è evidente che dalla descrizione sommaria di generici bubboni o piaghe è azzardato inferire che si tratti sempre di peste; molto esplicito e preciso fu il solo Tucidide nelle sue Storie, dove troviamo un accurato resoconto della Peste di Atene cui soccombette anche Pericle nel V sec. a. C.

La peste procede il suo mostruoso percorso storico a lunghi intervalli che vedono morire migliaia di persone anche nel mondo romano occidentale, poi nella capitale Bisanzio e in tutto l'impero orientale, durante il medioevo in Toscana, ad Avignone e in mezza Europa, in epoca moderna in Lombardia e a Londra (le pesti eternate da Defoe e Manzoni), fino alle ultime presenze addirittura alla fine dell'Ottocento a Bari e a Mosca. Il nome di peste diventa generico, si parla di pestilenze per indicare epidemie, e si parla di peste nera per intendere quella medievale e di peste bianca per intendere la mortale diffusione della tubercolosi.

Altre malattie hanno risvolti sociali particolari, in particolare quelle correlate alla vita sessuale, tra cui è terribilmente nota la sifilide, importata dall'America e poi diffusa a macchia d'olio in Europa. Malattia subdola e lenta, non sempre mortale ma devastante, la sifilide per decenni aleggiò nei bordelli ma anche nelle corti europee, colpendo in modo democratico la popolazione sopratutto maschile. I tentativi di curarla descritti da Pigoli sono talmente fantasiosi, dal mercurio all'oro all'argento e al platino, che oggi possono farci sorridere, ma prima della scoperta degli antibiotici da parte di Fleming la malattia fece vittime illustri e sbaragliò eserciti. Non a caso nel sottotitolo di questo saggio si legge "La storia scritta dalle pandemie".

A sfondo sessuale anche l'AIDS, malattia ancora attiva, dovuta al virus HIV e la cui storia comprende fenomeni sociali di stampo retrogrado, per cui fu dapprincipio connessa alle sole relazioni omosessuali.

Malaria, tifo, colera, lebbra, oggi curabili, sono tuttora presenti soprattutto laddove l'igiene pubblica è scarsa, ma contro alcuni malanni l'uomo sembra ancora impotente e l'influenza spagnola di appena un secolo addietro ne è la prova; qui Pigoli ricorda a chi non ne fosse a conoscenza che la vittoria italiana a Vittorio Veneto va accreditata non a una singolare resurrezione dell'esercito, ma alla decimazione delle truppe austriache dovuta alla mortale influenza.

Ci sono poi due aspetti particolari e deprimenti in queste vicende catastrofiche: l'atteggiamento dei medici specialisti, spesso in competizione per accreditarsi scoperte o cure; e le frequenti, immancabili, teorie del complotto, per cui le malattie sono diffuse da untori, oppure sono state create in laboratorio, oppure sono gigantesche fandonie. In definitiva, sono storie terribili che leggiamo, e anche se gli uomini sembrano vittime inermi, molto spesso potrebbero essere considerati correi.

Il contatto con altri uomini, gli insetti, gli animali selvatici, molti elementi della natura sembrano congiurare per attaccarci e toglierci quanto abbiamo saputo costruire. Ma il libro di Pigoli, con i suoi sistematici e saggi avvertimenti, può e deve servire a tenerci sul chi vive e a riflettere bene prima di considerarci invulnerabili.

 

 

Note 

1 p. 209

2 p. 211