AZIONI PARALLELE 
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Azioni Parallele

NUMERO  7 - 2020
Azioni Parallele
 
Rivista on line a periodicità annuale, ha ripreso con altre modalità la precedente ultradecennale esperienza di Kainós.
La direzione di Azioni Parallele dal 2014 al 2020 era composta da
Gabriella Baptist,
Giuseppe D'Acunto,
Aldo Meccariello
e Andrea Bonavoglia.
Sede della rivista Roma.

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AP on line e su carta

 

AP 6 - 2019
FALSIFICAZIONI
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 AP 5 - 2018
LA GUERRA AL TEMPO DELLA PACE
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AP 4 - 2017
SCALE A SENSO UNICO
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AP 3 - 2016
MEDITERRANEI
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AP 2 - 2015
LUOGHI non troppo COMUNI
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 AP 1 - 2014
DIMENTICARE
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 I NOSTRI 
AUTORI

Mounier
di A. Meccariello e G. D'Acunto
ed. Chirico

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Modern/Postmodern
ed. MANIFESTO LIBRI
 
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Solitudine/Moltitudine
ed. MANIFESTO LIBRI

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 Vie Traverse
di A. Meccariello e A. Infranca
ed. ASTERIOS

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L'eone della violenza
di M. Piermarini
ed. ARACNE

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La guerra secondo Francisco Goya
di A. Bonavoglia
ed. ASTERIOS 

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Scale a senso unico

 La Filosofia, Notre Dame di Parigi

A conclusione del Tractatus, Ludwig Wittgenstein scrive che le proposizioni del suo libro sono come una scala che si può gettar via una volta che ci è servita per salire un poco più in alto. L’immagine non è nuova nella riflessione filosofica, anche Hegel, nella Prefazione alla Fenomenologia dello spirito, dove appunto si pone il problema dell’elevazione della coscienza al sapere, reclamava per l’individuo il diritto di pretendere dalla scienza almeno una scala per poter ripercorrere, nella lunga via della cultura, quei gradini attraversati dallo spirito nell’immane fatica della storia universale. Peraltro già Socrate, per bocca della Diotima maestra d’amore nel Simposio, invitava a salire nel percorso di avvicinamento alla contemplazione. Ma avrebbe avuto poi senso, per Hegel o per Platone, gettare la scala?

L’immaginario poetico e la rappresentazione religiosa hanno spesso trovato nel dislivello e negli artifici per superarlo una potente immagine iniziatica per dire il pericoloso confronto con la finitezza nell’anelito alla vita vera. Proserpina, Orfeo, Enea e Dante discendono e risalgono da quegli Inferi che sono anche il loro percorso di salvezza. Nei sogni dei santi l’ascesa è promessa di benedizione, ma anche certezza di persecuzione o almeno tentazione, così per Giacobbe l’incontro vagheggiato con il divino non è lontano dal combattimento con l’angelo e la scala sognata da santa Perpetua è in realtà l’annuncio del suo martirio. Almeno a partire dal Medioevo ispirato dalla Consolatio Philosophiae di Boezio, la sapienza, attributo divino, è rappresentata nella dignità maestosa indicata dallo scettro, dai libri, dal suo ergersi venerando e autorevole, ma anche dalla scala che collega il terreno della praxis al cielo della theoria. Così scale filosofiche e spirituali potevano comparire nelle cattedrali gotiche, talvolta anche fomentando fantasie alchemiche e misteriche.

La Filosofia, Cattedrale di Laon

Scale dell’essere hanno in realtà plasmato la scienza della natura almeno a partire dall’intuizione antica di un concatenamento degli enti, che ancora ispirava le discussioni seicentesche su quei rompicapo che sembravano essere per esempio i funghi, le settecentesche classificazioni tassonomiche di un Linneo o le ottocentesche tavole degli elementi di Mendeleev. Ogni tempo conosce le sue scale di misura, di valutazione, di riduzione. La descrizione tecnica, l’intervento scientifico o la rappresentazione grafica non possono fare a meno di scale, ma neanche la fenomenologia dei luoghi e l’ermeneutica dei testi nel loro tentativo di interpretare e ordinare la realtà, così per esempio Franco Farinelli può riflettere sul rescaling in cartografia come un nuovo modo di dire, di vedere e di orientarsi nel mondo e Jean Starobinsky può leggere Madame Bovary a partire dalla misurazione della temperatura.

Ma dalle scale anche si cade e non solo per colpa del demonio o del caso, questo provoca traumi come la celebre caduta dalla scala di Giambattista Vico, che all’età di sette anni, come narra nella sua Autobiografia, gli modellò l’umore e il carattere di venature malinconiche cesellando così l’acutezza e la profondità del suo ingegno. Scale e gradinate popolano sogni ed incubi e rappresentano certamente un patrimonio simbolico per la psicoanalisi, per Freud rimandano all’atto sessuale, sia che si salga, sia che si discenda. Si sale e scende anche sulle scale sociali, che misurano principalmente il reddito, ma anche la distinzione, il prestigio sociale, i gradienti di autorità, oppure l’esclusione e l’emarginazione. Salgono e scendono cantanti e musicisti sulle scale musicali, i montanari nelle loro scalate alpine, gli uomini di Stato sugli scaloni di rappresentanza. 

Splendor Solis, di Salomon Trismosin  Monastero di Santa Caterina, Sinai, XII secolo

L’abusata metafora dell’esistenza come un saliscendi ama le scale ripide, le scale tortuose, le scale a chiocciola, le scale di servizio, i sottoscala; ama le molte posture di chi sta in bilico su un scala, ma soprattutto l’equilibrio instabile della conquista di un traguardo e il capitombolo nel precipizio. Scale mobili, a più percorsi o a senso unico condensano gli itinerari dei filosofi e i loro impervi cammini verso il sapere. Come ci rammenta una splendida miniatura dello Splendor Solis (1532-1535) di Salomon Trismosin, che si dice essere stato il maestro di Paracelso, i filosofi sostano in genere nei pressi di un albero su cui è appoggiata una scala e dalla cui cima si può scrutare rettamente il mondo.