AZIONI PARALLELE 
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Azioni Parallele

NUMERO  7 - 2020
Azioni Parallele
 
Rivista on line a periodicità annuale, ha ripreso con altre modalità la precedente ultradecennale esperienza di Kainós.
La direzione di Azioni Parallele dal 2014 al 2020 era composta da
Gabriella Baptist,
Giuseppe D'Acunto,
Aldo Meccariello
e Andrea Bonavoglia.
Sede della rivista Roma.

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AP on line e su carta

 

AP 6 - 2019
FALSIFICAZIONI
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 AP 5 - 2018
LA GUERRA AL TEMPO DELLA PACE
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AP 4 - 2017
SCALE A SENSO UNICO
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AP 3 - 2016
MEDITERRANEI
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AP 2 - 2015
LUOGHI non troppo COMUNI
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 AP 1 - 2014
DIMENTICARE
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 I NOSTRI 
AUTORI

Mounier
di A. Meccariello e G. D'Acunto
ed. Chirico

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Modern/Postmodern
ed. MANIFESTO LIBRI
 
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Solitudine/Moltitudine
ed. MANIFESTO LIBRI

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 Vie Traverse
di A. Meccariello e A. Infranca
ed. ASTERIOS

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L'eone della violenza
di M. Piermarini
ed. ARACNE

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La guerra secondo Francisco Goya
di A. Bonavoglia
ed. ASTERIOS 

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Variazioni fugate

(v. anche la recensione di Fughe nella nostra rivista)

 

 

Ogni cosa ha mille lati, ogni lato ha cento rapporti, e a ciascuno di essi sono legati sentimenti diversi.
La mente umana ha poi fortunatamente diviso le cose, ma le cose hanno diviso il cuore umano”

Robert Musil, L’uomo senza qualità

 

Sembra che Fughe abbia raggiunto quell’ideale artistico che Musil definisce “saggismo. Ideale che si condenserebbe nella famosa coppia “anima e esattezza”, ingredienti necessari per l’opera d’arte: la struttura impalpabile e rigorosa della forma e la leggerezza libera dell’invenzione.

Così l’opera d’arte ideale si realizzerebbe fondendo la soggettività dell’artista e l’oggettività dello scienziato. Ciò è mostrato da Velio Abati con maestria rara, abolendo la distinzione tra la letteratura e la riflessione sulla letteratura.

In Voci, ciò si mostra nella galleria dei personaggi e delle loro storie attraverso le quali, con progressivi salti di livelli e variazioni di densità nel tessuto semantico, si preparano le riflessioni che in Discanto si svilupperanno dalla filosofia del linguaggio, alla teoria della comunicazione letteraria, che si intreccerà con quella della persuasione, fino a svelare le diverse forme in cui si attua la mercificazione della conoscenza nella società dominata dal capitalismo finanziario.

Mi sembra che la maggiore densità di rilevanza, o, ciò che in me è risuonato con più forza, è: “Il frutto è il significato” (Lorenzo, p.66). Qui viene mostrata ostilità verso la concezione del significato come un’essenza stabile travestita dalle parole, qualcosa di umbratile a cui esse alluderebbero come segni vuoti, atti soltanto alla loro capacità di richiamo.

Questo è il passaggio dallo sguardo eterno di dio sul mondo a quello umano della vita.

Sembra ricordare Wittgenstein: “...La parola “gioco linguistico” è destinata a mettere in evidenza il fatto che il parlare un linguaggio è un'attività, o una forma di vita.” (Ricerche filosofiche § 23)1

Nella dialettica autore/lettore, il secondo è l’opera e insieme se stesso dopo il cambiamento che la lettura del testo ha generato nel suo campo di credenze.

Ciascun lettore getterà una luce nuova nell’opera.

L’incontro/scontro tra i vissuti più o meno coscienti del ricevente e quelli dell’emittente trasmessi dall’opera, generano il significato del messaggio, la sua costruzione semantica. L’emittente comunica al ricevente una costellazione di elementi il cui significato dipende, in parte, dalla loro pertinenza latente derivata dalle intenzioni dell’autore e dall'altra da quelle del ricevente, la cui azione cognitiva inconsapevole consiste nella costruzione della coerenza, sia relativamente al significato degli elementi che “risuonano” nel suo vissuto, sia da quello inferito dalle nuove possibili ricombinazioni.

Il segno esibito mostra qualcosa che è inferito dal ricevente attivando uno sviluppo progressivamente autogenerante sempre più ricco di direzioni e piani di senso.

Come l’immagine dello spettatore che, nel disegno Escher Galleria di stampe, irrompe nel quadro osservato grazie alla torsione della sua superficie inglobata nello spazio dell’osservatore, così il linguaggio della descrizione della “materialità” dei fatti e dei personaggi irrompe nello stesso processo di comunicazione, inglobando l’opera e il ricevente.

Il linguaggio della narrazione si torce nel linguaggio derivante dalla riflessione assorbendo quello che ha prodotto.

L’efficienza del linguaggio, come quello della geometria dilatata di Escher, rende possibile questa torsione poco prima del punto di rottura.

La grammatica è giunta al limite della sua potenzialità.

Come in una fuga a più voci i soggetti/personaggi si rincorrono, si intrecciano e da questi elementi iniziali germina l’intera materia che è insieme causa materiale e causa finale dei loro svolgimenti. Nuove armonie pronte a fluire nei loro possibili sviluppi, e negli “stretti”, talvolta dissonanti, le voci si avvicinano producendo tensioni che annullano i cliché banalmente scolastici e prevedibili dell’armonia.

Il tempo diacronico della lettura materiale del testo, che si confonde con quello delle riflessioni e degli eventi narrati, è, credo, ingannevole. Quel tempo non esiste. Esiste, tuttavia, una struttura sincronica senza la quale sarebbe impossibile individuare l’intreccio delle relazioni interne tra le parti dell’opera.

Non ci sono cose ma processi!

Vs. Proust:…Un’opera che contenga la teoria è come un oggetto su cui si sia lasciato il cartellino del prezzo...
(
Il tempo ritrovato, Einaudi, Torino 1973, p. 219).

Tale asserzione, dal punto di vista logico, essendo contenuta nel capolavoro proustiano, è fatalmente e banalmente autocontraddittoria. Su un altro piano, la metafora vela l’ideologia borghese che, nell’epoca della sua espansione, aspira alla formalità rarefatta della comunicazione aristocratica (p. es. Swann e la signora Léonie), dalla quale sono esclusi riferimenti al denaro che allude alla fatica e al sudore, volgarità che infrangerebbe le regole tacitamente condivise della conversazione. Ma Lorenzo canta romanze nel silenzio della natura, trasformando i segni ciechi della scrittura in simboli che aprono varchi a spazi fino allora inaccessibili, e l'emancipazione che deriva dal lavoro che umanizza la natura trasformandola, lo riscatta dall’antica dipendenza dei semplici con quel legame arcaico che l’ebbe soggiogati e esclusi dall’accesso al sapere.

Qui l'eroe ha questa duplice funzione!

 

Sera

Ritorno dai campi

Il carro traballante

Trainato dai buoi

Il sapore aspro del frutto acerbo.

 

Nota

1Anche in Zettel § 173 ...Soltanto nel fluire del pensiero e della vita le parole hanno significato.