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Azioni Parallele

NUMERO  7 - 2020
Azioni Parallele
 
Rivista on line a periodicità annuale, ha ripreso con altre modalità la precedente ultradecennale esperienza di Kainós.
La direzione di Azioni Parallele dal 2014 al 2020 era composta da
Gabriella Baptist,
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Aldo Meccariello
e Andrea Bonavoglia.
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di A. Bonavoglia
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Haruki Murakami, Norwegian Wood

 

 

 

 

 

Haruki MURAKAMI

NorwegianWood
Tokyo Blues

(titolo orig. Noruwei no mori)
Trad. Giorgio Amitrano

 

 

Einaudi, Torino, 2013

ISBN-13 : 978-8806216467€ 14

 

 

 

Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita”. Il noto incipit di Aden Arabie (1931), dello scrittore francese Paul Nizan, sintetizza il senso di buona parte dei moderni romanzi di formazione, dal Wilhelm Meister di Goethe a David Copperfield di Dickens, da Martin Eden (Jack London) a I turbamenti del giovane Törless (Robert Musil), da Agostino del nostro Alberto Moravia al paradigmatico Il giovane Holden di J. D. Salinger, fino all’opera in esame, Norwegian Wood di Murakami Haruki, uno dei libri più letti della letteratura giapponese, che ha riscosso clamorosi consensi anche in Europa, e in Italia, dove si è affermato come una lettura impegnata, sofisticata, e anche un po’… “modaiola”.

A tal proposito bisogna ricordare che Murakami ha iniziato a scrivere la storia sul finire del 1986, sull’isola di Mykonos, in Grecia; poi è passato brevemente in Sicilia, e la seconda parte è stata completata in un appartamento del quartiere Prenestino, alla periferia di Roma, il 27 marzo 1987. La prima pubblicazione italiana (1993), ad opera di Feltrinelli, venne battezzata Tokyo blues. Successivamente, la nuova edizione Einaudi ha ripreso, come nel resto del mondo, il titolo originale di Norwegian Wood, in riferimento alla famosa canzone dei Beatles, più volte nominata nel racconto. Del 2010, invece, è il film omonimo diretto da Tran Anh Hung, e presentato alla Mostra del Cinema di Venezia.

La vicenda di questo romanzo introspettivo si sviluppa in un lungo flashback, narrato in prima persona da Watanabe Tōru, 37 anni. Egli è appena atterrato ad Amburgo, e in aereo, in attesa dello sbarco, si perde nei pensieri mentre risuonano le note di Norwegian Wood. La sua mente ritorna agli eventi dell'adolescenza, agli anni 1968, 1969 e 1970, il periodo delle proteste e dei tumulti studenteschi, della libertà anelata e reclamata, dell'alcool e del sesso, della lettura - specialmente degli autori americani - e della musica: i Fab Four, in primis, ma anche Jim Morrison e i Doors, Bill Evans, Miles Davis...

A Tokyo, Watanabe frequenta gli studi universitari, alloggia nell'adiacente collegio, e divide la stanza con l'eccentrico "Sturmtruppen", un ragazzo che studia cartografia, è maniaco della pulizia e dell'efficienza fisica, e racconta aneddoti alquanto divertenti. Anche Nagasawa si rivela un ottimo amico, vuoi perché condivide con Tōru la passione per Il Grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald; poi perché è ricco, generoso, affascinante, spregiudicato, intelligente e brillante. Un vero leader, che si occupa di diplomazia internazionale. E che vanta continui successi con le ragazze, come un incallito dongiovanni.

Tuttavia, senza trascurare la propria educazione sentimentale, Watanabe coltiva costantemente l'amore per Naoko, la quale, già emotivamente turbata dal suicidio della sorella, e di Kizuki, il suo fidanzato, nonché migliore amico di Tōru, finisce in una clinica psichiatrica immersa nella natura e distante dalle grandi città. Qui è assistita da Reiko, un'insegnante di musica di oltre trent'anni con la quale condivide l'appartamento, e che aiuta i due ragazzi a normalizzare la loro relazione. Ma anche Midori, toccata da vari lutti familiari, è assai vicina al giovane. La sua frizzante compagna di corso non fa mistero di desiderarne la piacevole compagnia, nonostante sia già fidanzata.

Il romanzo, che si avvale, inoltre, di altri personaggi minori, s'incentra piuttosto sull'antitesi tra queste due ragazze, la fragilissima Naoko e l'assai vivace Midori, simboli evidenti, rispettivamente, della morte e della vita; ma il dualismo si esprime anche attraverso la solitudine e il disimpegno di Watanabe in un momento di diffuse contestazioni studentesche e rivolte sociali, oppure nella contrapposizione tra monotonia e sofferenza, tra anelito morale e rifiuto delle convenzioni. Come ne Il giovane Holden, il protagonista si allontana nel tempo e nello spazio, isolandosi oppure viaggiando; s'interroga sul bene e il male affrontando più o meno consapevolmente gli ostacoli dell'adolescenza, e abbandonandosi sovente al flusso inarrestabile della propria coscienza. Soltanto l'intima vicinanza con il dolore darà un senso a un'esistenza in cui si illude di controllare il destino, le idee, i pensieri e i sentimenti. Allora potrà maturare la convinzione, ben sottolineata nel testo, che "la morte non è l'opposto della vita, ma una sua parte integrante".

Narrato con una prosa apparentemente semplice, quasi in forma di diario, Norwegian Wood avvolge lentamente il lettore, come una tela di ragno, in una trama malinconica dove la nostalgia e la memoria di ogni particolare, anche il più insulso, assume un valore emblematico. Perché Murakami espone con la stessa estrema naturalezza, e intensità, eventi lieti e drammatici. Si pensi alle citazioni letterarie, alla colonna sonora, spesso evocata, al cibo (in fondo al volume un utilissimo glossario nippo-italiano), ai luoghi, ai quartieri e alle zone della capitale attraversati o frequentati, ai ciliegi in fiore, alle scene erotiche, appena accennate o diffusamente illustrate.

Nello stesso modo lo scrittore di Kyoto descrive temi decisivi e di grande attualità come l'incomunicabilità e i sogni, la depressione e il disagio, l'emarginazione e la malattia mentale, in una società, come quella giapponese degli anni Sessanta, alla ricerca di una nuova identità, in bilico tra l'apertura ai modelli culturali e agli stili di vita occidentali, ma anche sensibile ai radicati pregiudizi, alle scelte imposte dalla tradizione e dalle classi dirigenti, che non hanno mai affrontato efficacemente la piaga endemica di coloro che si uccidono - in buona parte giovani e giovanissimi - lasciando tuttora il Paese del Sol Levante, tra gli stati più evoluti del mondo, ai vertici della triste, e per nulla invidiabile, graduatoria per numero annuale di suicidi...