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Azioni Parallele

NUMERO  7 - 2020
Azioni Parallele
 
Rivista on line a periodicità annuale, ha ripreso con altre modalità la precedente ultradecennale esperienza di Kainós.
La direzione di Azioni Parallele dal 2014 al 2020 era composta da
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Laura Mancinelli, Il Principe scalzo

 


 

Laura Mancinelli

Il Principe scalzo 

  

 

Einaudi, Torino 2015 (1a ed.1999)

p. 140, EAN: 9788806226114 € 10

 

 

 

 

 

Chi non ricorda il re Enrico IV al castello di Canossa, costretto al freddo e al gelo invernale per tre giorni e tre notti da una spietata penitenza impostagli dal papa per cancellare la scomunica che pesa sul suo seggio imperiale? Si tratta di uno degli episodi più noti della storia medievale, che colpisce la fantasia e rimane stabilmente nella memoria degli studenti d'ogni ordine e grado. Impressiona soprattutto il fatto che la Chiesa potesse umiliare un potente sovrano, comandante di principi ed eserciti, con una semplice censura che ne sanciva l'esclusione dalla comunità dei battezzati. Ma andò veramente così?

La risposta è contenuta ne Il Principe scalzo, breve e gradevolissimo romanzo storico di Laura Mancinelli (1933-2016), nota accademica e germanista che ha tradotto in italiano l'epica de I Nibelunghi, ed è giunta alla popolarità grazie ai felicissimi viaggi nell'Età di Mezzo, dalla trilogia comprendente I dodici abati di Challant, Il miracolo di Santa Odilia e Gli occhi dell'imperatore,ai saggi di letteratura tedesca, fino a I tre cavalieri del Graal, che ha preceduto di tre anni l'uscita del testo in esame.

Il pregio di quest'opera risiede nella semplicità della narrazione e nell'attenta ricostruzione degli eventi storici. Naturalmente, per movimentare l'intreccio, o per attualizzarlo, l'autrice non ha disdegnato d'inserire alcuni episodi inventati e altri personaggi fittizi (il fedele scudiero, alcuni contadini...), ma sempre nel puro rispetto della verosimiglianza.

Il romanzo racconta la lotta delle investiture all'epoca del Sacro Romano Impero, durante l'ultimo quarto dell'XI secolo. Il giovane Re di Germania è prossimo all'unione con una nobildonna a lui del tutto sconosciuta, e perciò lamenta la sua infelicità al suo migliore amico, confidente e mentore, il vecchio abate del convento di Ebersberg, Williram, il quale sta preparando il suo dono per le nozze: la traduzione in tedesco del Cantico dei Cantici. Il frate ricorda gli obblighi, spesso spiacevoli, che condizionano un sovrano; e inoltre, lo mette in guardia dal pericolo di tradimento da parte dei nobili tedeschi, alcuni dei quali addirittura suoi parenti. Ma Enrico di Franconia dovrà badare alla situazione politica e ai rapporti con la Chiesa di Roma specialmente dopo l'elezione al soglio papale di Gregorio VII, al secolo Ildebrando di Soana, fiero sostenitore della superiorità del potere spirituale su quello temporale. Nel 1075, difatti, approfittando delle difficoltà di Enrico IV sul fronte interno, il religioso, di umili e maremmane origini, emanò il Dictatus Papae, nel quale ribadiva che solo il pontefice poteva istituire concili e diete, nominare, trasferire o deporre i vescovi, in Italia come in Germania, e scomunicare re e imperatori che si fossero macchiati d'iniquità, sciogliendo i sudditi dal vincolo di obbedienza.

Enrico, messo alle strette, dichiara decaduto Gregorio VII, ma il papa lo scomunica gettandolo nella disperazione. Non può che chiedere perdono. Così, accompagnato da Williram, e da un manipolo di fedelissimi, scende segretamente in Italia (gennaio 1077) per raggiungere il castello di Canossa, feudo della potente e ricca contessa Matilde, dove è giunto il papa prima di dirigersi oltralpe. Al cospetto del pontefice, e alla presenza di Ugo di Cluny, il carismatico priore dell'abbazia cistercense, Enrico deve pentirsi e dichiararsi disposto alla penitenza. Dura e umiliante. Tre interi giorni, coperto soltanto da un misero saio, e scalzo (da cui il titolo del libro), lasciato solo nel cortile dell'impervia fortezza, nutrito con poco pane e acqua. Una punizione spietata che potrebbe uccidere anche un uomo giovane e sano come il sire di Germania. Dalle finestre del castello Gregorio osserva compiaciuto la sofferenza del nemico. Ma nottetempo, allo spegnersi delle luci, Matilde, seppur fedelissima al papato, soccorre Enrico, ricoverandolo davanti a un focolare, coprendolo e nutrendolo con carni succulente e focacce, caci e salumi, frutta, miele e vino rosso. E l'accoglierà nel proprio talamo, confortandolo in un caldo abbraccio d'amore: così per le tre notti, e anche dopo che Gregorio, ignaro della tresca, concessa la bolla di grazia, rientrerà a Roma. La storia tra i due amanti deve interrompersi per la morte di Williram e per l'urgenza di Enrico di rientrare in Germania dove suo cognato, il duca Rodolfo di Svevia, nel frattempo, si è fatto eleggere re, anche alla luce di una nuova scomunica (1080) inviata da Gregorio VII ai danni del povero Enrico. Riuscirà questi a recuperare l'appoggio dei principi tedeschi, a sbaragliare l'usurpatore e a farsi incoronare imperatore a Roma? Affermativo. Ma pagherà un prezzo altissimo: Matilde di Canossa, l'unica donna che ha amato veramente si è unita in matrimonio in terra di Baviera con il duca Guelfo V, il suo nemico più agguerrito. L'ambita corona cinge ora (1084) il capo dell'uomo più potente del mondo, e anche quello più triste e solo del Sacro Romano Impero. La lotta per le investiture continuerà a minare i rapporti tra papato e impero, anche dopo la morte di questo sovrano, almeno fino al Concordato di Worms (1122), stipulato da suo figlio e successore Enrico V di Franconia con papa Callisto II, in cui si giungerà a un accordo tra le parti, intesa che però non sancirà la fine dei dissidi tra potere religioso e potere temporale.

Laura Mancinelli chiude con il registro lirico e malinconico la biografia de Il Principe scalzo,ritratto di un uomo moderno, dolente e appassionato, sebbene infelice, e costretto a piegarsi agli oneri dinastici e morali delle sue origini e del suo tempo; al quale è stato negato l'amore, e interrotta l'amicizia più sincera con l'abate Williram. Il sogno di ritrovarsi con lui nella terra della bellezza e dell'abbondanza, nel Libano vagheggiato nel Cantico dei Cantici, potrà forse realizzarsi, ma nell'altra vita...