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Azioni Parallele

NUMERO  7 - 2020
Azioni Parallele
 
Rivista on line a periodicità annuale, ha ripreso con altre modalità la precedente ultradecennale esperienza di Kainós.
La direzione di Azioni Parallele dal 2014 al 2020 era composta da
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Scalata critica al nichilismo

 

Kant, Nietzsche

  

In montagna il cammino diretto è di vetta in vetta: ma devi avere le gambe lunghe. Le sentenze debbono essere vette: e coloro per i quali sono pronunciate debbono essere grandi e di alta statura.

F. Nietzsche

 

1. Quando Kant anticipava la rovina del suo paradigma, e di tutto il nichilismo occidentale

Immanuel Kant è stato l’incipiente del nichilismo, che ruotando il punto di osservazione dall’in sé al fenomeno, ha lasciato aperta la possibilità, a Friedrich Wilhelm Nietzsche, l’antesignano del nichilismo, di cancellare l’essere delle cose: la nientità dell’essere. Il nichilismo si definisce generalmente come la conclusione drastica delle dimostrazioni, dei valori e della realtà. Esattamente, quando l’esistenza viene riposta esclusivamente nel soggetto e l’oggetto perde il suo proprio valore, perdendosi l’oggetto, alcuna dimostrazione, valore e realtà ha più una stabilità, tutto cambia a soggetto, senza oggetto che resta, tanto che legittimamente tutto si può dire di tutto, cosicché niente si possa più dire. E questo è ciò che accade in tutte le varianti del nichilismo, in misura standard e onnicomprensiva: la perdita dell’oggetto; e se non c’è perdita dell’oggetto in sé non è nichilismo. N.B. Per completezza riduco a “realismo” la corrente filosofica in cui si perde il soggetto, e se non si perde il soggetto non è realismo. Ove al soggetto si assegna il fenomeno, mentre all'oggetto si assegna l'in sé. È palese che sto classificando generalissimo, ma questo è ciò che è sufficiente a questa critica senza perdita di adeguatezza descrittiva: fra chi perde l’oggetto (nichilismo) e chi perde il soggetto (realismo).

Quello che ho sempre ammirato di questa vecchia filosofia (ad un sol fuoco sul soggetto nichilista oppure ad un sol fuoco sull’oggetto realista) è la sua capacità di tirar fuori, in aperto contrasto col proprio sistema bislacco e incoerente, sfarzi di pensieri brillanti. Prendiamo a esempio l’incipiente Kant che, pur declassando la cosa in sé, la fa resuscitare nella sua trattazione della libertà:

«Dico intelligibile, in un oggetto (Gegestand) dei sensi, quello che non è esso stesso fenomeno. Se pertanto quello che nel mondo sensibile deve essere considerato come fenomeno, ha in se stesso anche una facoltà che non è oggetto d'intuizione sensibile, ma per cui essere tuttavia la causa di fenomeni; la causalità di questo essere si può considerare da due lati, come intelligibile per l'atto come cosa in sé, e come sensibile per gli effetti di esso come fenomeno nel mondo sensibile: [...] un concetto empirico e nel contempo un concetto intellettuale della sua causalità, che insieme han luogo in uno e medesimo effetto. Un tale doppio [...] non contraddice a nessuno dei concetti.»1

La libertà di Kant ha lasciato aperta una porta, ha disvelato uno schema, è libero di entrare il paradigma dell'accessibilità intelligibile della cosa in sé:

«La ragione è l’in sé delle cose.»2

La possibilità dell’in sé3 – cioè della realtà oggetto – è un aut aut verso tutta quella filosofia improntata sull’impossibilità dell’oggetto: la caduta del nichilismo. E per vederlo cadere meglio, facciamone ora una critica sistemica, formalizzandone i caratteri generali: cioè parliamo del sistema nichilista, non devi vari tentativi avvenuti in esso cronologicamente e storicamente. Tale lettura è compiuta sulla suggestione estetica e linguistica del libro preso a campione “Così parlò Zarathustra” di Nietzsche l’antesignano: la forma della seguente critica, è romanzata come quel libro, i toni ricalcanti quelli.

 

2. Quando Nietzsche eternamente ritornava a contraddirsi, e a contraddire il suo sistema

Tanto più in alto ascendi, tanto più le tue «radici ti spingono dentro la terra». Così parlò Zarathustra, con negli occhi ancora quelle forme che incontrò nel profondo buio della terra – «nel male»4. Ma è naturale sospettare dello sconosciuto e scambiare il profondo ribollire per “male”, quando il buio senza lanterne fa paura come i mostri nell'armadio, quando la mancanza di comprensive forme non riesce a contenere la brama della materia, quando si «resta fedeli solo alla terra»5 ignorando il cielo. E ivi giunge il caos e l'orrore. Oh povero caos! Quello stesso da cui «poter generare una stella che danza»6 e che non è altro che una seconda fase dell'ordine, un’esplosione violenta di possibilità e di vita; e noi ringraziamo chi genera caos in noi. Ma Zarathustra non aveva «ruggine»7 di quella scienza, gaio di nessuna forma per contenerlo, ceduto alle lusinghe del falso. Cioè affermava, senza dirlo, che la negazione di un qualcosa viene prima di ciò che nega, mescolando l’origine col suo negativo implicito8: la «nientità dell'essere». Contraddicendosi ovviamente, ma a lui non importava, lui non aveva forme, lui era “A = non-A”. 

Genealogia del nichilismo:

La negazione di un qualcosa viene prima di ciò che nega,
mescolando l’origine col suo negativo implicito.
La nientità dell'essere.

 Nientità dell'essere, quanto odio c’è in te: il verde, il buono, la verità... sono niente! Niente è verde, buono, verità. Niente è qualcosa: “A = non-A”. Quanto illogico disprezzo verso il valore proprio dei fiori, del mare, dell'oltre se stesso. Superuomo nell'apoteosi del male: saresti capace anche di distruggere il pianeta che ti dà vita, per la tua inconsistente superbia. E tanto urgentemente è in pericolo il mondo che pari è l’urgenza di sputargli fuori l’odio che gli hai iniettato col tuo morso, nichilismo occidentale. 

Fondamento del nichilismo:

Niente è qualcosa.9
A = non-A.

 Poi venne il leone che andò dal drago e disse «io voglio» ma anche il drago in un certo senso voleva a suo modo, dietro al suo imperativo «tu devi».10 Così chi voleva di più, fra i due, vinceva; nell'esclusiva supremazia del più forte, senza cura verso la terra e la vita, dove invece la collaborazione fra le parti e l'adeguamento alla realtà, biologicamente, garantisce maggiore sopravvivenza in confronto alla superbia d’essere il più forte, alla «volontà di potenza»11. Ebbene sì: il volere è un grado di potenza capace di giocare sui valori, così come si può volere o non volere quello stesso valore, così come lo stesso valore può essere valorizzato oggi (o da alcuni) come voluto e domani (o da altri) no. Un volere costretto alla resistenza fra volente e voluto; benché la volontà determini ogni cosa, dicevano in “A = non-A”, e voi «né all’inconcepibile né all’irragionevole dovreste essere nati»12. Un esempio si fece a Zarathustra: “io voglio essere un grande filosofo senza leggere neanche un libro né confrontarmi né scrivere né pensarci né interventi ‘divini’. E lo voglio intensamente tutti i giorni!” Ebbene? La volontà è di principio insufficiente se non resta «nei limiti della pensabilità»13; limitata e assieme limitante, «non solo verso il passato»14, ma nel presente e futuro.

Volere del nichilismo:

Io posso volere tutto
perché niente è.
Tranne eccezionalmente il passato.

 Non solo per questo si afferma, e non a torto, delle grandi doti moralistiche sviluppate da Nietzsche: perché una volta uccisa la religione di turno, non aveva altro da fare, alcun sistema da portare avanti, solo la continua ripetizione di un «non-sens» sempre più scavato. Una teoria senza senso, in “A = non-A”, che finalmente lui aveva portato a galla dal remoto annullamento kantiano della cosa in sé. Applausi per Nietzsche. Peccato che la sua morale non era «al di là del bene e del male» bensì “l'emblema stesso del male, in cui a ogni cosa è concesso ciò che vuole, perché niente è”. E non stiamo qua a citare le sue parole d'amore, son meno di quelle di malvagità! E poi non è un caso a fare la regola del sistema, e qui si sta dicendo che è proprio il sistema della nientità dell'essere, “A = non-A”, a generare psicotiche violenze, a contenere nel profondo di sé un’origine d’odio: io posso tutto perché niente è. E nel dare del niente a qualcosa, quanta superiorità e disprezzo covate per essa? Eppur… se solo i posteri potessero parlare nel presente, se solo aveste anche una sola unghia nel futuro, vedreste ineccepibilmente da qui: siete un passato che ha violentemente transitato dalla religione del peccato alla religione dell’odio; che nell’ira di «cacciare il vostro diavolo15 finiste voi stessi tra i porci»16. Questa è una tragedia, che finisce nel restringere i dogmi a religioni e la fede al suo porsi su ciò che si convince essere vero. 

Moralità del nichilismo:

Che nel dare del niente a qualcosa
mi arrogo la superbia e il disprezzo su essa.
Una filosofia dell’odio.

Per qualunque variante del nichilismo occidentale, lo spettro della nientità dell’essere (A = non-A) s’aggira per tutto il sistema: e voi (epistemologici, formalisti ecc) che cercate di aggiustare coerenze in un sistema che è invece incoerente e deve essere sradicato via completamente, dal suo fondamento. In “A = non-A” come ai bar: ognuno dice un po' quello che gli pare, senza tertium comparationis17 da cui relazionarsi, solo la voce più grossa. Come gli animali più bestie, con a movente delle loro azioni la sola concupiscenza del proprio io. E gettate l’occhio sul gregge di bestie che tirano il «carro del popolo»18: la loro inconsistente retorica v’ha plagiato a credere, in aperto contrasto con la vita e la terra e il cielo, che, poiché non è, allora bisogna darsi assolutamente da sé il dividente odio e l’unificante amore, il tagliente male e il cucente bene; senza remore per il valore della vita oltre sé! Bisogna esserli oltre, al bene e al male – dicevano – per poi ben contraddirsi con un uso scellerato del male sul bene, a giustificare guerre e terrore in ogni giorno del mondo. Oibò: astuta e sofista bestia, così «strepiti»19. In un vero e proprio dogma religioso corruttore di società, in cui non c'è modo di verificare le varie tesi, perché la verità è esclusiva del dio di turno: il nichilismo si è fatto dio dogmatico, nella sua religione impedito, per principio, a un’obiettiva analisi critica, materiale e formale, giacché inconsistente; laddove ciò che è incoerente (a sé o all’oggetto che descrive) si dice inconsistente. E il nichilismo è incoerente a sé poiché la sua forma è “A = non-A” ed è incoerente all’oggetto che descrive poiché nega l’oggetto: inconsistente. Ma neanche questo importa, fai come i nichilisti: dì quello che ti pare. Perché ogni verità è in cambiamento, immemori dell’assoluto «eterno ritorno»20, direbbero in “A = non-A”. Orbi della possibilità assieme di verità immobili (fedeli al cielo) e di verità mutevoli (fedeli alla terra)21. Poveri uomini: ancora sacrificano agnelli a dogmi alienati dalla vita e impedenti la meraviglia di elevarsi alle più alte astrazioni, dei veri e propri divieti di pensare. Chi infatti ci permetterebbe di affermare una cosa se diciamo che non è una cosa, in “A = non-A”? Chi ci permetterebbe di affermare quella domanda se non lo è? O una parola se non è una parola? Lettera? Ma la cosa più faceta è in senso logico: nel momento che vi è un punto in cui accade “A = non-A” (come in nientità dell’essere), qui il contenuto può essere sostituito col termine “pizza”. Per esempio: la consistenza di “la volontà di potenza” (in senso nietzschiano) è pari a “la pizza di potenza” (in non-sens).

 Dogma del nichilismo:

Dacché tutto si dà nell’assenza dell’oggetto oltre me,
niuna materia o forma può confutare me.
Privante gli oggetti del loro proprio valore
mi nego quanto voglio A=¬A.

 

3. Conclusione

Il nichilismoè di principio impossibilitato a qualsivoglia descrizione filosofica consistente, costringendoci intellettualmente a cambiare il presupposto dal suo A=¬A al nostro A=A se l’intento è quello di sviluppare una filosofia coerente a sé e a ciò che vuole descrivere. E questo, ora, indipendentemente dalla soluzione del fondamento A=A, ben scindendo il fondamento dal paradigma: il fondamento è il “prius”, legge da cui tutto; il paradigma è lo strumento di lettura scelto. Qui abbiamo parlato dello strumento di lettura, dove la critica allo strumento nichilista ha voluto evidenziare la migliore preferenza verso questa nostra filosofia, dotata di più alta astrazione e più alta previsione, grazie a un paradigma non più con un sol fuoco bensì due: la filosofia binaria dell’in sé e del fenomeno. Il risultato è un più ampio campo di applicazione del pensiero, capace di comprendere i dati della parte fenomeno-soggetto e quelli della parte in sé-oggetto, annullando i difetti divisori nella complementarietà. La realtà di queste due verità assieme, su piani diversi ma coesistenti, è il superamento del nichilismo e del realismo.

 

 

Bibliografia finale

V.J. Ceravolo, Mondo. Strutture portanti. Dio, conoscenza ed essere, ed. Il Prato, collana Cento Talleri, Saonara (PD) dicembre 2016.

ID. Verità. Unione fra realismo e costruttivismo, in «Azioni Parallele», 03 febbraio 2017.

ID. Teoremi di coerenza e completezza. Epimenide, Godel, Hofstadter, in «Filosofia e nuovi sentieri», 14 maggio 2017.

ID. Dieci argomenti di filosofia, in «Filosofia e nuovi sentieri», 16 luglio 2017.

I. Kant, Critica della ragion pura.

F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra.

ID. La gaia scienza.

ID. Frammenti postumi 1881-1882, 1885.

 

Note con rimando automatico al testo

1I. Kant, Critica della ragion pura, Libro secondo, Sezione nona, III, Possibilità della causalità per la libertà in accordo con le leggi universali della necessità naturale.

2V.J. Ceravolo, Mondo. Strutture portanti. Dio conoscenza ed essere, p. 19.

3 La possibilità dell’in sé è argomentata nel mio articolo Dieci argomenti di filosofia e nel mio libro Mondo. Strutture portanti. Dio, conoscenza ed essere.

4F. Nietzsche, Così parlò Zarathustra, Dell’albero sul fianco della montagna: «Perché dunque ti spaventi? Agli uomini accade quel che accade all’albero. Quanto più in alto e più nella luce vuole ascendere, con tanta più forza le sue radici si spingono dentro la terra, verso il basso, nel buio, nel profondo, – nel male.»

5Ivi, Prefazione, 3: «Io vi scongiuro, fratelli miei, restate fedeli alla terra e non prestate fede a coloro che vi parlano di speranze ultraterrene! Sono avvelenatori, lo sappiano o no.»

6Ivi, Prefazione, 5: «Io vi dico: si deve avere ancora del caos dentro di sé per poter generare una stella che danza.»

7F. Nietzsche, La gaia scienza, Scherzo, malizia e vendetta, 15: «Anche la ruggine occorre: esser taglienti non basta! Se no sempre di te si dirà: “troppo giovane quello!”»

8 Affermato e suo implicito negato – cfr. Teoremi di coerenza e completezza. Epimenide, Godel, Hofstadter, cap. 12.

9 L’affermazione nietzschiana di “nientità dell’essere” equivale (=) linguisticamente e formalmente a “niente è” (A=non-A). Tale informità è l’attacco filosofico alla stabilità dell’ordine, un attacco religioso a Dio, è l’annullamento dell’oggetto, base costituente dei discorsi nichilisti, di cui ne ricordiamo alcuni nietzschani: (frammenti estate-autunno 1881, 11 [218]) «[…] Guerra e Pace! Ragione e passione! Soggetto-oggetto! Tutte queste cose non esistono!»; (Zarathustra, Della virtù che dona) «Stabilite da voi il valore di tute le cose!» Tale informità A=non-A è evidenziata anche da Severino in “Intorno al senso del nulla”, ed. Adelphi, Milano 2016, p. 16: «essendo necessario che la possibilità sia un modo di essere, allora, ponendo il nulla come possibilità, si afferma che il nulla è». Nonostante tale evidenziazione sia corretta, è però di facile portata ai nichilista che possono romperla urlando il loro presupposto contro tale necessità “ma la possibilità non è”. Così la critica più efficace ai nichilisti si sposta su un piano totale, dove si osserva che per loro niente è (la possibilità, il verde, l’inizio ecc) ovvero A=non-A; e per quel nichilista che, per evitare l’illogicità, affermasse che qualcosa è, a questo bisogna consigliargli tosti di trovare pace almeno con sé, perché appunto poi genererebbe un’altra illogicità (come quella segnalata da Severino) – e questo sì che è il destino del nichilismo: da dovunque si toglie la contraddizione, essa riappare sempre, per suo fondamento. E poi ancora… la storia è piena di casi filosofici in cui si afferma sempre la stessa cosa, sia prima che dopo il nichilismo: «il non essere non è e non può essere» (Parmenide); ovvero: attribuendo al niente un valore che non sia niente, il niente è. Peccato che la filosofia ha sempre attribuito un valore al niente: alcuni dicevano che il fenomeno non è (realismo), altri che l’in sé non è (nichilismo). Così è sempre stato, prima d’ora. Qui infatti “è” sia l’in sé che il fenomeno, mai il niente.

10 F. Nietzsche, Zarathustra, Delle tre metamorfosi: «Qual è il grande drago che lo spirito non vuole più chiamare signore dio? “Tu devi” si chiama il grande drago. Ma lo spirito del leone dice “io voglio”.»

11 F. Nietzsche, Frammento Autunno 1885: «La volontà di potenza […] essa limita, determina gradi, diversità di potenza.»

12 F. Nietzsche, Zarathustra, Sulle isole beate.

13Ivi, Sulle isole beate: «Dio è una supposizione: ma io voglio che il vostro supporre resti nei limiti della pensabilità.»

14Ivi, Della redenzione: «La volontà non può volere sul passato; non poter infrangere il tempo e la brama del tempo – ecco la più solitaria mestizia della volontà.»

15F. Nietzsche, Frammento Estate-Autunno 1881, 11 [284]: «Quanto volgarmente si è comportato il cristianesimo verso l’antichità, riempiendola di diavoli. È il culmine della malvagità diffamatrice.»

16F. Nietzsche, Zarathustra, Della castità.

17 Tertium comparationis – cfr. Dieci argomenti di filosofia, cap. 5.

18F. Nietzsche, Zarathustra, Dei famosi saggi: «nella città abitano i ben nutriti, i famosi saggi, – le bestie da tiro. Giacché sempre tirano, come asini – il carro del popolo

19 Ivi, Del nuovo idolo: «“Sulla terra non c’è nulla di più grande di me: io sono il dito ordinatore di Dio” – così strepita la bestia. E non solo gli orecchiuti e i miopi cadono in ginocchio!»

20F. Nietzsche, Frammenti Estate-Autunno 1881, 11 [312]: «Tutto è ritornato: Sirio e il ragno e i tuoi pensieri in quest’ora, e questo tuo pensiero che tutto ritorna.»

21 Verità immobili e mutevoli – cfr. Verità. Unione fra realismo e costruttivismo, cap. 7.