Un confronto tra Alessandro Baricco e Byung-Chul Han

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Alessandro Baricco, The Game, Torino, Einaudi, 2018, 325 p., EAN: 9788806235550, € 18

Byung-Chul Han, Nello sciame. Visioni del digitale, trad. Federica Buongiorno, Milano, nottetempo, 2015, 105 p., EAN: 9788874525416, € 12

 

Se l'invenzione del sommergibile Nautilus di Jules Verne appare oggi come una fortunata e formidabile scommessa vinta nel futuro, la previsione azzardata che nel 2015 sarebbero esistite automobili volanti, come nel celebre film Ritorno al futuro, era una previsione plausibile nel 1985, ma del tutto sbagliata. Sarebbe interessante, io credo, fondare un'associazione o una coalizione di studiosi dedita a scoprire e catalogare le previsioni più azzeccate, e viceversa, nell'ambito della saggistica, dell'arte e della letteratura.

Non so quanti abbiano notato, se non addirittura analizzato, il fatto che prima di Internet nessuno (o perlomeno nessun autore popolare) avesse in realtà previsto l'avvento di una linea telefonica in grado di collegare in tutto il mondo i Personal Computer di privati cittadini.1 Quello che è accaduto nell'arco di trent'anni, dall'ultimo decennio del XX secolo sino a oggi, 2020, è stato rapidissimo e non scontato, ma certamente non può essere visto - per sua stessa natura - come definitivo. Guardando i fatti con occhi distaccati e il più possibile informati, l'unica quasi-certezza è che le cose sono cambiate alla svelta e continueranno a cambiare ancora più alla svelta. In quale verso cambieranno non è dato sapere, ma le previsioni azzardate si dividono tra quanti rivelano un atteggiamento positivo-ottimista e descrivono un futuro tecnologico in grado di risolvere molti problemi, e quanti invece di atteggiamento negativo-pessimista temono la catastrofe di un futuro totalitario, egemonizzato da pochi.

Le interpretazioni del presente sono alla base della previsione sul futuro. Il confronto tra posizioni specularmente opposte è quindi interessante, soprattutto se gli autori sono filosofi, vale a dire scrittori che guardano sì all'aspetto tecnico, ma soprattutto ai risultati esistenziali connessi all'avvento delle nuove tecnologie: Alessandro Baricco e Byung-Chul Han sono i protagonisti del mio confronto. I libri principali cui faccio riferimento sono The Game di Baricco del 20182 e Nello sciame di Byung-Chul Han del 20133.

Lo scrittore italiano affronta in oltre trecento pagine, corredate persino di fantasiose mappe, un viaggio a tappe negli ultimi trent'anni di Internet, social networks, videogames ecc. Il filosofo sudcoreano, ma tedesco per scrittura e residenza, è invece un critico sistematico ed esplicito dell'attuale condizione sociale, resa neutra ed amorfa dalla generale mancanza di un'anima, o di uno spirito, o come si voglia chiamare un'idea progettuale dell'esistenza umana; Byung-Chul Han attacca sistematicamente gli oggetti della rivoluzione cui Baricco è tanto affezionato, in particolare gli smartphone, grazie ai quali sta scomparendo l'interlocutore reale, sostituito letteralmente da fantasmi.

Per non allontanarmi dalla precedente nota sulle previsioni errate, ecco subito una osservazione relativa al testo di Byung-Chul Han del 2013, che cita alcune volte Google Glass. Era appunto nel 2013 che Google lanciava il prototipo di un paio di occhiali in grado di fare quello che fa uno smartphone senza utilizzare le mani; ma già nel 2016 il progetto fu abbandonato, ovvero se ne verificò il fallimento. Byung-Chul Han citava l'oggetto come una delle maggiori novità tecniche e sembrava intravederne uno sviluppo rapido e senza limiti.4

Al contrario, Baricco, che nel suo libro racconta per tappe la rivoluzione digitale elencandone in sequenza gli episodi più importanti, cade nella trappola forse semplicistica di citare essenzialmente ciò che ha avuto successo e dimentica di analizzare non soltanto Google Glass e tanti altri oggetti ormai fuori moda, ma anche ad esempio due episodi utili per ricostruire la sua cosiddetta rivoluzione, cioè la (ir)resistibile ascesa e rapida caduta nel 2003 di Second Life e nel 2016 di Pokemon Go. In un'analisi accurata devono trovare posto anche i fallimenti e le ipotesi sbagliate.

Alessandro Baricco  Byung-Chul Han

È evidente tuttavia che non sono tanto le previsioni errate ad interessarci, quanto l'analisi dell'accaduto e delle sue conseguenze sulla vita di tutti. Il libro di Baricco vuole proprio ricostruire tutto ciò, e nel linguaggio colorito e disinvolto dello scrittore torinese la ricostruzione è davvero piacevole da leggere, decisamente valida e probabilmente unica nell'attuale panorama della saggistica sul presente. Non a caso di The Game si è molto discusso, anche se gran parte degli interventi e delle recensioni che ho letto su giornali e riviste rivelavano una notevole ignoranza in materia da parte degli autori. Baricco ha voluto raccontare trent'anni di rivoluzione partendo dalle proprie esperienze, che sono quelle per fortuna di un intellettuale oggi sessantenne che si è entusiasmato davanti alle frontiere aperte dalle nuove tecnologie, se ne è appropriato, le ha poi analizzate con una certa ammirevole umiltà, e ha provato a raccontarle.

Baricco parla di insurrezione più che di rivoluzione, ma nel complesso non si fa molto caso alla differenza tra i due termini. Gli insorti hanno combattuto le ideologie e i disastri del Novecento e, consapevoli o meno che ne fossero, tendevano a un riscatto del bene contro il male.

Venivano da un disastro. Due generazioni di padri, prima di loro, avevano vissuto dando e ricevendo morte in nome di principi e valori che si erano rivelati tanto sofisticati quanto letali. (…) Il risultato era stato un secolo atroce e la prima comunità umana capace di autodistruggersi con un'arma totale.5


Baricco, nel modo che gli è congeniale come narratore e come anchorman, è spesso ridondante, popolare, enfatico, ma quasi sempre efficace. Insiste sulla postura nuova cui ci costringono i PC, un lato fisico che diventa una sorta di hardware umano da contrapporre alle posture del passato; insiste sull'analogia del gioco che passa dal calciobalilla al flipper sino a
Space Invaders; e appunto con la parola Game battezza il mondo attuale, anzi l'oltremondo, cui finisce per attribuire un ruolo autonomo, una specie di entità sovra-umana. È una metafora forte, che vale probabilmente solo per una quota di cittadini, proprio quelli che Baricco chiama con un termine di moda, le élite. Il discorso diventa alla fine socio-politico, e non è più molto chiaro, anche perché Baricco insiste nel dire e nel giurare che comunque se le cose sono cambiate non è perché qualcuno ha fatto delle invenzioni, ma perché era tempo che qualcuno le facesse.

Il pensiero per Baricco è sempre quel pensiero forte che determina lo sviluppo dei fatti; e si ha la sensazione che per lui la dimensione e le suggestioni dell'Illuminismo siano ancora valide. Per definire chi è stato a cambiare le cose Baricco sottintende il pronome "essi", quei prodigiosi ingegneri californiani che hanno inventato le cose più incredibili; rivela una sorta di idolatria per Steve Jobs e la Apple6; racconta delle sue prolungate esperienze in America, e quindi da questo lato pare dimostrare che è stata la tecnica a cambiare il mondo.

Se volete i testi fondanti della loro filosofia, eccoli qua: l'algoritmo di Google, la prima pagina Web di Berners-Lee, la schermata di apertura dell'iPhone. Cose, non idee. Meccanismi. Oggetti. Soluzioni. Tool.7


Ma poi, quando forse si accorge di essere scivolato troppo su quel versante, Baricco ci ricorda con una certa petulanza che no, non sono stati
essi, o meglio essi hanno obbedito a una specie di spirito del tempo, a Voltaire quindi più che a James Watt. Forse lo scrittore torinese ha ragione, ma non trova argomenti molto solidi per convincere il lettore, a parte la sua notevolissima abilità di narratore. Alcune parti del libro vertono e ritornano sull'invenzione dell'iPhone e della mitica presentazione che ne fece Jobs, divertendosi come un matto, per usare la terminologia di Baricco. Ma l'ammirazione per questi personaggi non è passiva, lo scrittore cerca costantemente di trovare un filo conduttore nelle invenzioni, nei successi, nell'evoluzione stessa degli oggetti che stanno alla base dell'insurrezione-rivoluzione. Dichiara anche di provare sgomento davanti a certe novità sociali, a certe situazioni vissute dagli adolescenti, agli eccessi di interconnessione, ma forse, alla fine, usa troppe parole e troppe conclusioni perentorie. Chiude addirittura il libro affermando di essere allergico ai social, rivendica il primato dei libri di carta e prevede un intervento degli umanisti per raddrizzare il Game (e qui la mia personale sintonia con molte idee di Baricco trova un'ulteriore conferma). Il problema è che in tutta la notevole e lodevole scansione cronologica di The Game a volte intervengono apparenti contraddizioni, che finiscono per rendere meno chiara la tesi di fondo; è Baricco stesso ad ammettere che le cose del nostro presente sono estremamente complesse e dinamiche e che sarebbe meglio non cercare ipotesi definitive per spiegarle.

Lo spirito del tempo, l'anima, il qualcosa di immateriale che determina la nostra vita sociale, sono in negativo anche il riferimento di Byung-Chul Han, che al contrario di Baricco scrive in modo molto sintetico e filosofico, con un linguaggio del tutto comprensibile. La struttura di Nello sciame è semplice: una serie di paragrafi, raccolti in brevi capitoli, che conducono e razionalizzano concetti strettamente connessi. Non c'è per fortuna alcun riferimento a strutture precedenti cui fare riferimento, mentre sono frequenti le citazioni, usate dialetticamente, di altri pensatori, tra cui McLuhan, Barthes, Le Bon, Heidegger, Sartre e soprattutto Vilém Flusser.

Abbiamo (hanno, direbbe Baricco) inventato strumenti meravigliosi e potentissimi, la cui utilità intrinseca è umiliata e distrutta dall'abuso sociale. L'abuso tuttavia non è fine a se stesso o dispersivo, ma secondo Byung-Chul Han, obbedisce a leggi politico-economiche che si ricollegano alla visione di Karl Marx.

Dagli smartphone, che promettono più libertà, deriva una costrizione fatale: la costrizione a comunicare. Nello stesso tempo, abbiamo un rapporto quasi ossessivo, coatto con il dispositivo digitale. Anche qui la libertà si rovescia in costrizione. I social network rafforzano enormemente questa costrizione alla comunicazione: essa è prodotta, in ultima analisi, dalla logica del capitale. Più comunicazione significa più capitale: la circolazione accelerata di comunicazione e informazione porta alla circolazione accelerata del capitale.8


Byung-Chul Han parla di
sciame digitale per descrivere la massa di utilizzatori delle meraviglie californiane:

Evidentemente, oggi ci troviamo di nuovo in una crisi, in un passaggio critico del quale sembra essere responsabile un altro sovvertimento, ovvero la rivoluzione digitale. Ancora una volta, uno schieramento formato da molti assedia il rapporto di potere e di dominio esistente: la nuova folla si chiama sciame digitale e ha caratteristiche che la differenziano radicalmente dal classico schieramento dei molti, vale a dire dalla folla.9


Quindi esiste una nuova folla che non è una folla, ma uno sciame. L'analogia non convince subito, visto che gli sciami di api - ad esempio - sono altruisti, coesi e solidali, ma a una seconda lettura si può intuire nello sciame
digitale (un'entità discreta e non continua quindi) non tanto l'immagine di un corpo fatto da molti piccoli individui, quanto quella di un corpo immateriale.

Lo sciame digitale non è una folla, poiché non possiede un’anima, uno spirito. L’anima raduna e unisce: lo sciame digitale è composto da individui isolati.10


Se quindi il PC, Internet e lo smartphone hanno consentito scambi utili alla cultura, alla conoscenza, al progresso, è il loro abuso a distruggere il concetto stesso di comunicazione.

I media digitali si differenziano dai mass media come radio e televisione: media come i blog, Twitter o Facebook de-medializzano la comunicazione. Oggi la società dell’opinione e dell’informazione si fonda su questa comunicazione de-medializzata: ciascuno produce e diffonde informazioni. La de-medializzazione della comunicazione fa sì che i giornalisti – questi rappresentanti un tempo privilegiati, questi opinion makers e sacerdoti dell’opinione – appaiono del tutto superflui e anacronistici.11


Byung-Chul Han potrebbe apparire apocalittico, e tale è stato definito da molti lettori. Quella che a tanti appare come una straordinaria e mirabile nuova società interconnessa, per Byung-Chul Han è soltanto una nuova prigione. Baricco le è allergico, ma la ammira e pensa che si arriverà a raddrizzarla, mentre il filosofo sudcoreano-tedesco, che h
a la stessa età di Baricco e gli stessi riferimenti culturali, incarna oggi lo spirito - se mi è consentito - di Michel Foucault. Il Panopticon di Bentham ripreso dal pensatore francese è in realtà il protagonista del libro di Byung-Chul Han, dapprima invisibile poi esplicito negli ultimi paragrafi di Nello sciame.

Il tratto caratteristico del panottico digitale consiste nel fatto che la distinzione tra big brother e detenuti sfuma sempre di più. Qui ciascuno osserva e sorveglia ogni altro: non ci spiano solo i Servizi segreti di Stato. Imprese come Facebook o Google lavorano esse stesse come Servizi segreti: illuminano le nostre vite per trarre profitto dalle informazioni che carpiscono.12


Nei due capitoli finali,
Protocollare l'intera vita e Psicopolitica, Byung-Chul Han manifesta paure e sospetti che potrebbero anche essere tacciati di paranoia: il controllo non è più solo biopolitico, come affermava Foucault, ma psicopolitico, perché "grazie alla sorveglianza digitale la piscopolitica è in grado di leggere e controllare i pensieri".13 L'autore tornerà su questi argomenti in altri libri successivi.

Resta da chiedersi: chi ha in mano la psicopolitica? Trump? Putin? O gli ingegneri californiani? E, che cosa accadrà domani? Una risposta che sia anche una conclusione, non può esserci a mio parere; i nostri due autori lanciano messaggi neutrali o preoccupati, ma alla fine non azzardano previsioni, dimostrando di aver capito che la complessità del presente non può che proiettarsi, come un'immane ombra, sulla visione del futuro.

 

 

Note con rimando automatico al testo

1 Anche i PC rientrano in realtà tra gli oggetti che hanno avuto un imprevedibile sviluppo.

2 A. Baricco, The Game, Torino, Einaudi 2018. Da qui in avanti il testo è citato come BTG.

3 Byung-Chul Han, Nello sciame. Visioni del digitale, Milano, nottetempo, 2015. Il testo tedesco è: Byung-Chul Han, Im Schwarm. Ansichten des Digitalen, Berlin, Matthes & Seitz, 2013. Da qui in avanti il testo è citato come BSC.

4 "I Google Glass ci promettono una libertà illimitata (…): proprio così, i data-occhiali trasformano anche l'occhio umano in una telecamera di sorveglianza. Il vedere coincide integralmente con il sorvegliare: ciascuno sorveglia ogni altro." BSC pag. 93

5 BTG, p. 99

6 Baricco scrive spesso iPhone intendendo Smartphone.

7 BTG, p. 101

8 BSC, p. 51

9 BSC, p. 22

10 BSC, p. 22

11 BSC, p. 30

12 BSC, p. 90

13 BSC, p. 95