Chinua Achebe, Un uomo del popolo

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Chinua Achebe

Un uomo del popolo

 (titolo originale A Man of the People
Postfazione e traduzione di Marco Grampa

 

 

Milano, 1994, Jaca Book - Università di Bergamo Dip. Linguistica e Lett. comparate
(1a ed. 1966 W. Heinemann Ltd.)

p. 194, £ 15.000

 

 

L'Africa raccontata dagli africani è ben altra cosa di quella esotica o coloniale narrata da Joseph Conrad o da Karen Blixen. Uno dei massimi scrittori del continente nero, Chinua Achebe (1930-1913), così come Wole Soyinka o Ken Saro-Wiva, Amos Tutuola o Ngugi wa Thiong'o, ha contribuito in maniera decisiva a capovolgere il punto di vista tradizionale realizzando storie dalla prospettiva dei vinti, e presentando sulla scena culturale mondiale una letteratura africana in lingua inglese che avrebbe avuto un ruolo fondamentale nella lotta per l'indipendenza di tanti stati africani, a partire dal secondo dopoguerra. 

Sovente consideriamo l'Africa come un complesso omogeneo e coerente, tuttavia, seppur affascinante, questa generalizzazione dimostra disattenzione e superficialità. Perché la storia e la geografia, la cultura e la religione variano da zona a zona, da latitudine a latitudine, da popolo a popolo. Si pensi, ad esempio, alle differenze tra la cultura maghrebina e quella sub-sahariana, o a quella del Sudafrica o dei paesi del Golfo di Guinea, oppure alla Nigeria, al Congo, al Kenia o ai paesi del Corno d'Africa. Insomma, la varietà e la ricchezza di questo continente risiede anche, e soprattutto, nella propria diversità, e Achebe, scrittore nigeriano, o meglio, igbo, come amava definirsi, sosteneva appassionatamente che solo il recupero delle singole identità avrebbe giovato al raggiungimento della libertà.

Parallelamente, però, componeva in inglese, perché era l'unico modo per raggiungere il maggior numero di persone, e allora bisognava far propria la lingua di Shakespeare e Dickens, utilizzandola come se si stesse scrivendo in quella indigena o nel pidgin english (un ibrido che mescola inglese e idiomi locali). È evidente che il valore di Achebe non si misura soltanto sul piano meramente linguistico poiché la sua opera si identifica con la denuncia della distruzione del tessuto economico-sociale e della cultura, in Nigeria e in gran parte degli stati africani, prima con il colonialismo e, successivamente, con la sfrenata corruzione dei regimi locali. Il suo primo romanzo, del1958, porta il titolo di Il Crollo (Things Fall Apart), ed è ricordato come uno dei testi più significativi del Novecento, un successo planetario tradotto in oltre 50 lingue.

Otto anni più tardi Achebe pubblica il libro in esame, Un uomo del popolo. Esso presenta tutti i pregi di un romanzo che manifesta le contraddizioni di un governo post coloniale, ma nel contempo annovera i limiti di un racconto a tesi, dove l'urgenza di far emergere il "messaggio" ha la meglio sulla vena affabulatoria. Il giovane insegnante Odili Samalu, protagonista e voce narrante, racconta la propria vicenda e quella di Nanga, un popolarissimo ministro della cultura, spregiudicato, ignorante, e corrotto fino al midollo, con il quale dovrà confrontarsi politicamente, e in amore. Sullo sfondo la Nigeria degli anni Sessanta, ancora economicamente condizionata dal capitalismo anglo-americano, e nel pieno delle incongruenze della repubblica post-coloniale, preludio della guerra civile e della dittatura militare, peraltro benvista da una popolazione disillusa ed esasperata.

Date le premesse, A Man of the People non induce certo all'ottimismo, e la Storia sta lì a testimoniarlo, anche se nel finale possiamo scorgere radi spiragli di speranza, almeno nell'ambito privato; così Odili, depresso per i propri insuccessi politici e per gli sviluppi drammatici degli eventi, potrà perlomeno rifugiarsi nell'amore per la bella Edna.

Bisogna infine ricordare che lo scrittore durante la funesta guerra civile (1967-1970) che fece tre milioni di vittime, si schierò - in quanto di etnia igbo - a favore del Biafra, diventandone ambasciatore. In generale, questo assurdo conflitto intestino segnò profondamente Achebe e il ricordo di quella tragedia riemerge in diversi passi della sua pregevolissima opera.