Azioni Parallele

Jean-Luc Nancy, L'equivalenza delle catastrofi. Dopo Fukushima

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Jean-Luc Nancy

L'equivalenza delle catastrofi.
Dopo Fukushima
,

a cura di GB Tusa 

 

Milano, Mimesis edizioni, 2016,
pp.63, ISBN 978 - 88 -5753-571-5, € 7,00

 

 

 

 

L'11 Marzo 2011, a seguito di un terremoto, si verificarono violente esplosioni presso la centrale nucleare di Fukushima, nel Giappone settentrionale. Dopo Hiroshima, Fukushima. I giapponesi convivono da tempo con le esplosioni atomiche. Gli impianti nucleari danneggiati dal terremoto e dallo tsunami non sono ancora stati riparati e continuano a perdere radioattività. Centinaia di migliaia di persone hanno dovuto lasciare la propria casa. Fattorie, aziende agricole, fabbriche e porti sono stati abbandonati da tutti. Chi viveva li potrebbe non essere più in grado di farvi ritorno. La minaccia di un'imminente apocalisse non dipende soltanto dall'uso militare dell'atomo ma si configura come un tratto profondo della nostra civiltà la cui perdita di senso è pressoché totale e definitiva.
Senza mezzi termini, il filosofo francese Jean-Luc Nancy, invitato a Tokyo a tenere una conferenza nel dicembre 2011, dedicata alla filosofia post-Fukushima, si interroga sulla catastrofe nucleare che impone un pensare altrimenti poiché il pensiero ha bisogno del limite rivelatore della catastrofe per poter finalmente vedere chiaro ed indicare «altri avvenire - ma a condizione di un presente rinnovato ogni giorno»(p.52).

Il filosofo francese denuncia l'incidente di Fukushima come «un avvenimento spaventosamente esemplare perché mostra la connessione intima e brutale tra una scossa sismica, una zona densamente popolata, un'installazione nucleare»(p.46) e rivela un tratto, per certi aspetti inedito ed inquietante della nostra epoca, cioè l'equivalenza tra catastrofi naturali, catastrofi nucleari e catastrofi di civiltà stretta in un unico e aggrovigliato sintagma. «Ecco la legge della nostra civiltà: l'incalcolabile vi è calcolato come equivalenza generale»(p.47).
Il ragionamento di Nancy prende le mosse da Marx e dalla sua equivalenza del denaro come prodotto storico del capitalismo per virare nella rappresentazione di una progressione/accelerazione dell'equivalenza che diventa «equivalenza e interconnessione di tutte le finalità e di tutte le possibilità» (p.48) in cui ogni demarcazione tra natura e tecnica non ha più ragione di esistere. Tale equivalenza è catastrofica perché divora persino tutte le sfere dell'esistenza degli uomini «come fini in sé e le nostre vite sociali come mezzi di fini indefinitamente equivalenti: ricchezza, salute, produttività, conoscenza, autorità, immaginazione, tutti iscritti nella stessa logica[...]»(p.49). L'andersiano dislivello prometeico è innalzato da Jean-Luc Nancy al dis-livello dell'incalcolabile che è l'espressione più aggiornata del nostro mondo tecnicizzato sempre più invasivo e fuori controllo. Fukushima ha dimostrato che non esistono più catastrofi nucleari o catastrofi naturali che sia un sisma o uno tsunami ma solo una catastrofe di civiltà prodotta dalle ininterrotte evoluzioni della tecnica moderna.

Nancy precisa nel Preambolo che il titolo non deve e non può disorientare perché l'equivalenza delle catastrofi mostra il segno inequivocabile che ogni catastrofe non è slegata dall'altra perché tanti sono i nessi e gli intrecci anche di natura economica, finanziaria e politica da tracciare il perimetro di una crisi di civiltà assai più dirompente e radicale rispetto alle precedenti. La riflessione di Nancy, agile e veloce come una sonda, registra fratture e faglie della nostra civiltà o di ciò che chiamiamo il nostro Occidente posizionandosi su una frontiera avanzata per il pensiero che è pensare al presente, più che pensare il presente. Il presente cui allude Nancy è un presente altro capace di sottrarsi all'equivalenza generale favorendo «l'ineguaglianza di tutte le singolarità: quella delle persone, quella dei momenti, dei luoghi, dei gesti di una persona, quelle delle ore del giorno e della notte, quella delle parole rivolte, delle nuvole che passano, delle piante che crescono con una loro sapiente lentezza» (p.53).
Introdotto da un breve e vigoroso saggio di Giovanbattista Tusa significativamente titolato, Alla fine del mondo. Filosofia e Fukushima, che ricostruisce, diretto a ricostruire, per il lettore, i robusti fili di una filosofia della catastrofe (da Kant ad Heidegger, da Arendt ad Anders), il volume si chiude con una preziosa postfazione in forma di lettera datata Aprile 2016 tra Nancy e lo stesso curatore. Ancora una volta Nancy rinnova l'invito a pensare altrimenti in funzione dell'uomo che non sa niente di se stesso e che sapere non è un fine.