Fabio Mini, Che guerra sarà

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Fabio Mini

Che guerra sarà

 

 

Bologna, Il Mulino, 2017

pp. 170, EAN 9788815273758, € 15

 

 

 

Quando i lettori comuni, tra i quali inserisco intellettuali e studiosi di altri campi, cercano di informarsi e di tenersi aggiornati sulle situazioni e tensioni all’interno della Siria, dell’Irak, dell’Iran, dell’Afghanistan, di Israele, del Venezuela, del Pakistan ecc., normalmente ne escono spaesati. Nomi di popolazioni non sempre ben note, questioni religiose di difficile discernimento, ambiti economici complicati, alleanze ambigue e sospette: è davvero difficile capire che cosa succede nel mondo. Possiamo a volte fidarci del nostro fornitore di notizie, che può essere un giornale, un blogger, una rete televisiva, ma nel fondo resta la sensazione che o tutto è molto più complicato e molte cose restano non dette, oppure alla base di tutto ci sono semplicemente questioni economiche e di potere.

Un libro come Che guerra sarà di Fabio Mini ci fornisce una quantità di dati impressionante e allo stesso tempo commenti personali. Per rintracciare informazioni aggiornate sulle attività militari nel mondo sarebbe sufficiente che Fabio Mini – è un invito questo – creasse un blog dedicato, in cui periodicamente inserire dati, notizie, commenti su questo tema: sarebbe uno strumento utile, da affiancare ad alcuni altri disponibili in Internet.

Alla pagina 23 del libro si legge che «Nel decennio 1990-2000 a dispetto della fine della Guerra Fredda (oppure grazie a essa), si aprirono tredici conflitti. Nessuno di essi è veramente terminato e nel decennio successivo (2000-2010), ne sono iniziati altri tredici e le guerre considerate cessate son in realtà latenti o basate su trattati fragili. Dal 2010 a oggi se ne sono aggiunte cinque». In una pagina successiva Mini elenca i morti delle ultime guerre e l’elencazione dei semplici numeri porta via una pagina intera del libro, confermandoci che sappiamo sempre troppo poco di quello che avviene nel mondo.

Fabio Mini è un generale della NATO in pensione, ex comandante delle forze in Kosovo, un militare quindi di altissimo grado e un esperto di guerra “sul campo”; l’ambizione di Mini nei suoi libri, sempre più numerosi negli ultimi anni, non è solo di spiegare e raccontare le guerre e le non-guerre in corso sul pianeta, ma anche di darci una visione complessiva dell’importanza dell’elemento militare nelle politiche internazionali, una visione che inaspettatamente – visto il personaggio – è molto spesso ostile agli Stati Uniti e a molte delle politiche militari europee condotte negli ultimi anni. Un’affermazione come quella che in Ucraina si gioca il destino dell’Europa, e che in quel conflitto i russi si sono comportati e si comportano meno aggressivamente dei paesi dell’Est europeo, è un’affermazione tutta da discutere e da valutare, e che forse finisce per insospettirci sui sentimenti dell’ex-generale verso l’esercito in cui ha militato.

Che guerra sarà si divide in quattro capitoli, preceduti da un’introduzione e seguiti da un epilogo. Non c’è il punto interrogativo nel titolo, perché, secondo Mini, la guerra ci sarà comunque, in una delle forme pure o impure che le nazioni si sono inventate negli ultimi decenni. E quindi se ne potrebbe dedurre che la guerra, in tempo di pace, c’è già. Le asserzioni piuttosto perentorie di Mini in questo ambito non appaiono del tutto originali, visto che sia la guerra perenne basata sull’enorme business delle armi, sia la guerra fatta di piccole guerre per evitare il genocidio nucleare sono “guerre” già ripetutamente individuate dagli storici e anche dalla gente comune. Più originale, mi sembra, è lo studio topografico dei luoghi di guerra che, con l’avvento della potenza cinese, si sposta inesorabilmente dall’Atlantico al Pacifico.

I quattro capitoli centrali del libro descrivono il ruolo della guerra per le generazioni X, Y e Z, cioè, secondo Mini, per chi è nato dopo il 2002, dopo il 1982 e sino al 2001, e prima del 1982. Qui l’autore esamina con notevole abilità narrativa l’impatto che le guerre e la guerra hanno avuto, hanno e avranno sulle popolazioni occidentali divise per età, cioè in base alle esperienze e alle possibilità.

Ai più giovani, Mini fornisce aspettative di una guerra totale vicina – centrata sul Pakistan probabilmente – tra 20 o 30 anni, proprio quando saranno loro ad essere la generazione al potere; ma fornisce anche una notevole quantità di informazioni sul futuro delle armi, o meglio delle tecnologie avanzate che – come le armi – servono e serviranno nella nuova guerra.

Che guerra sarà è, in definitiva, un libro di estrema utilità per avere dati e notizie, per riflettere sul passato e sul futuro, e per ripensare o rivedere qualche opinione che siamo stati portati a ricevere e subire piuttosto che a meditare; il libro apre anche temi di ampio respiro, ma sembra indicare soltanto nella classe politica, nelle lobbies e nelle strutture finanziarie i responsabili della guerra perenne, senza neppure soffermarsi a ragionare su problemi sociali, collettivi, religiosi, culturali, ambientali, che coinvolgono non solo chi è al potere, ma tutti i cittadini, tutte le classi, tutte le strutture.