Simone Weil, Una costituente per l'Europa. Scritti londinesi

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Simone Weil

Una costituente per l'Europa. Scritti londinesi

 

a cura di Domenico Canciani e Maria Antonietta Vito

 

Castelvecchi, Roma 2013

ISBN 9788876159893, pp. 376, € 22

 

 

 

 

 

 

La traduzione integrale degli Écrits de Londres di Simone Weil è finalmente disponibile nella traduzione italiana. Si tratta di una serie importantissima di scritti risalenti all'ultimo periodo dell'esilio – e della vita – della filosofa francese, che da molto tempo attendevano una traduzione attenta e complessiva che fosse in grado di restituirne la leggibilità filologica e storica.

La biografia di Simone Weil è realmente una ininterrotta esperienza del mondo, senza mai abbandonare l'uso della ragione, come testimoniano le mille anime che hanno abitato la sua giovane vita. Normalista, intellettuale, teorica del sindacalismo e operaia semplice alla catena di montaggio, ma anche professoressa in un liceo femminile. Mille esperienze che sono colte come altrettanti occasioni di conoscenza, di sperimentazione su di sé e sulla realtà.

Allo scoppio del secondo conflitto mondiale, il suo impegno non viene meno, ma diventa sempre più differenziato e trasversale. Dal giugno del 1940, inizia la fuga con la famiglia: prima Marsiglia, un passaggio a Casablanca, e poi la fuga in America. Solo alla fine del novembre 1942, Simone Weil riuscirà a ritornare in Europa, a Londra, per impegnarsi nella resistenza al nemico nazista. La sua resistenza si svolgerà in una stanza, negli uffici dell'organizzazione clandestina che fa capo a Charles De Gaulle.

La produzione di Marsiglia, prima, e i quaderni di quel periodo, ci testimoniano di una Weil estremamente attiva, tra studio e concrete iniziative di aiuto clandestino.

Gli scritti di Londra, di cui parliamo, sono gli ultimi frutti della straordinaria produzione speculativa della filosofa. La traduzione di questo insieme di testi è veramente fondamentale, per vari motivi; prima di tutto, perché la loro pubblicazione completa, organica e non più frammentaria, così ben contestualizzata dai curatori attraverso un impressionante apparato di note, smentisce – nero su bianco – coloro che troppo frettolosamente - e molto superficialmente - etichettano Simone Weil come una “mistica”, usando questo termine con un'accezione negativa o, comunque, per significare un presunto disinteresse della filosofa nei confronti del mondo.

Niente di più sbagliato! Potremmo dire, anzi, che Weil è politica proprio perché ha compiuto un passaggio mistico che la sostiene ancora più saldamente nella più grande delle pretese, cambiare il mondo.

Scrive, infatti, Weil: “Questo universo è bello come il dono di un innamorato”1. Questa frase, tratta da uno degli ultimi cahiers, esemplifica il suo atteggiamento di fedeltà assoluta al mondo. Solo nel mondo possiamo trovare la soluzione, non certo fuggendolo. Certo non è facile, perché è necessaria l'attenzione alle cose che si raggiunge solo attraverso un lungo esercizio: la ragione naturale deve continuare a rimanere instancabilmente fissa sull'obiettivo, non lasciandosi mai fuorviare da facili soluzioni. L'attenzione porta la ragione naturale ad esaurirsi, a decrearsi, giungendo così a quella ragione soprannaturale che rende possibile la differenza.

Simone Weil a Londra è costretta ad una immobilità che non si era augurata, decide quindi di tentare comunque di partecipare, compie - come la definiscono i curatori – la sua parte di resistenza in una stanza. Propone una alternativa utopica nel senso alto del termine, intesa come pretesa di un reale cambiamento, indenne dai difetti della storia grazie ad un richiamo a valori sovrannaturali.

I curatori in apertura dell'ultima parte del volume, Esercizi di attenzione – una specie di postfazione dedicata alla ricostruzione di importanti linee di lettura – citano un brano di una lettera di Weil ai genitori: “Bisognerebbe scrivere di cose eterne per essere certi che saranno attuali”.

L'inattualità del discorso weiliano, l'apparente assurdità di alcune proposte – come quella di creare un corpo di infermiere di prima linea – hanno come scopo proprio quello di creare una alternativa al gioco della gravità e della violenza.

Per cambiare il mondo bisogna riuscire a pensarlo diversamente, liberandosi dalle rassicuranti coperte create dalla pigrizia mentale, dal dominio della forza. Bisogna trovare il coraggio di trasformare il simbolico, perché “[…] ogni azione sugli altri consiste essenzialmente nel mutare ciò che gli uomini leggono” (Q, IV, 414).

Gli scritti di Londra ci propongono esattamente un esercizio di diversa lettura del reale, per poter rifondare la civiltà occidentale, che ha fallito miseramente e non può esimersi dal fare i conti con se stessa, prendendo su di sé la responsabilità di ciò che la infetta. Questi scritti testimoniano l'estremo coraggio intellettuale di una donna che non ha mai smesso di credere che

Non è dal modo in cui un uomo parla di Dio, ma dal modo con cui parla delle cose terrestri, che si può meglio discernere se la sua anima ha soggiornato nel fuoco dell'amore di Dio. In questo caso nessun travestimento è possibile. (Q, IV, 183)

Con questi scritti Weil torna nella grotta platonica, da cui, in realtà, non aveva mai avuto bisogno di uscire, avendo trovato proprio nei segni contraddittori della realtà – bellezza e malheur – le chiavi del soprannaturale.

I curatori. oltre ad aver ritradotto i testi, arricchendoli di note che riescono ad esaudire anche le curiosità più bizantine, hanno riorganizzato l'ordine di successione dei testi, proponendo un ordine tematico e non cronologico, che contribuisce a focalizzare la nostra attenzione sulla intrinseca coerenza di un progetto complessivo per una nuova Francia post-bellica, che presuppone un nuovo modo di pensare l'uomo, così come viene chiarito nel testo posto – non a caso - alla fine, La persona è sacra?

I curatori scrivono: “Ponendo questo straordinario scritto a conclusione della raccolta abbiamo compiuto la scelta di considerarlo come un testo di ricapitolazione, che riassume e porta a compimento la riflessione politica e filosofica svolta negli scritti delle pagine che precedono” (188)

Si tratta, a mio parere, di una felice scelta che probabilmente non tradisce le intenzioni di Simone Weil. Questo testo di straordinaria complessità rappresenta effettivamente un condensato della filosofia e della proposta politica weiliana, in uno stile chiaro; vi ritroviamo, ad un livello di decantazione estremamente ardito, tutte le tematiche della sua filosofia, le stesse che agiscono da direttrici negli scritti di Londra, ma anche nei cahiers coevi.

Un altro indubbio pregio di questo testo è quello di smentire gran parte delle frettolose sistemazioni manualistiche del pensiero weiliano, che lungi dall'essere confondibile con il personalismo, ne critica radicalmente i presupposti. Si tratta - come ricordano giustamente i curatori – di un confronto soprattutto con le posizioni di Maritain, ma rendono ancora più radicale la sua posizione nei confronti della nozione di diritto, che pare essere legata a doppio filo a quella di persona.

Proprio in questo scritto, Weil mette alla prova la nozione di diritto che, però, non riesce a difenderci dal pericolo della violenza. Solo la capacità di ascoltare il grido muto che proviene dal sacro in ognuno di noi, ci obbliga nei confronti dell'altro. Non si tratta però – attenzione! - di abolire il diritto, la democrazia etc, ma di riconoscere il limiti strutturali e i pericoli della tendenza della collettività all'idolatria. Scrive infatti Weil: “L'uomo ha bisogno di un caloroso silenzio, gli si dà un gelido tumulto” (196).

Il legame tra il diritto e la forza è il vero problema, poiché “la nozione di diritto è legata a quella di spartizione, di scambio, di quantità. Ha un che di commerciale. […] Il diritto si regge esclusivamente su un tono di rivendicazione: e quando si assume quel tono, vuol dire che la forza non è lontana...”(197).

Certo, molti passaggi possono essere discutibili o palesemente errati, a causa di un solido preconcetto di Weil nei confronti dell'antica Roma e di Israele, tuttavia, possiamo riuscire a capire il valore anche di questi passaggi più ostici. Il diritto si oppone alla giustizia, così come Antigone si oppone a Creonte, ed anche in questo caso, i due curatori non mancano di affrontare di petto queste posizioni scottanti. Non è mai facile fare i conti con i buchi neri interpretativi dei nostri autori preferiti, Simone Weil ha avuto qualche punto assolutamente indifendibile, e i curatori ci conducono con calma all'interno di queste complesse affermazioni, permettendone un'esegesi e una comprensione più accurata.

Dopo aver discusso di pena e castigo – con posizioni sicuramente sorprendenti – Weil conclude lo scritto con una proposta che esemplifica la sua idea di una possibilità reale di inclusione del mistico nel quotidiano 

Al di sopra delle istituzioni destinate a tutelare il diritto, le persone, le libertà democratiche, bisogna inventarne altre destinate a discernere e a eliminare tutto ciò che nella vita contemporanea schiaccia le anime sotto il peso dell'ingiustizia, della menzogna e della bassezza. Bisogna inventarle, perché sono sconosciute, ed è impossibile dubitare che siano indispensabili. (211)

Alla fine della propria esistenza, piegata, ma non vinta dalle molte sconfitte, Simone Weil rimane innamorata del mondo. Il “deposito d'oro puro” che ella sente di dover consegnare ai posteri e che la rende alle volte così brusca e radicale, non la esclude certo dal mondo. L'acquisizione del soprannaturale come luogo di verità, si traduce in uno sforzo rinnovato per pensare autenticamente.

“Bisogna perdere la prospettiva” per avere la reale prospettiva sulle cose del mondo, quella soprannaturale.

 

 

Nota al testo

1S. Weil, Quaderni, IV, Adelphi, Milano 1993, 325.

 

 

INDICE DEL VOLUME

Premessa

Parte prima

La resistenza in una stanza

Introduzione

Parte seconda

Scritti londinesi

Lettera a Maurice Schumann

Questa guerra è una guerra di religione

Riflessioni sulla rivolta

Legittimità del governo provvisorio

Osservazioni sul nuovo progetto di Costituzione

Idee essenziali per una nuova Costituzione

Dichiarazione degli obblighi verso l'essere umano

Nota sulla soppressione generale dei partiti politici

La questione coloniale e i suoi rapporti con il destino del popolo francese

Esiste una dottrina marxista?

Stiamo lottando per la giustizia?

La persona è sacra?

Lettera ai genitori

Parte terza

Esercizi di attenzione

Appendici