Remo Bodei, Una scintilla di fuoco. Invito alla filosofia

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Remo Bodei

Una scintilla di fuoco. 
Invito alla filosofia

 

 

 

Bologna, Zanichelli, 2005 
pp. 148, ISBN 88-08-09700-5, € 10,20

  

 

 

 

 

Lo spunto del titolo è la celebre scintilla platonica della Settima lettera, che si alimenta da se stessa e attizza il fuoco sacro di chi, dopo una lunga frequentazione e convivenza con la filosofia, si accende nell’anima per continuare a bruciare e a illuminare ancora. Tra il Protrettico antico e la lettura filosofica da affiancare al manuale in un liceo contemporaneo, il piccolo libro che Remo Bodei dedica “ai miei studenti sparsi per il mondo” (p. non numerata, ma IV) fin dalle prime pagine rilancia il valore del pensiero autenticamente filosofico come antidoto al fast food culturale di bassa cucina, assegnandogli “il compito interminabile di districare, a livello della teoria, i nodi antichi e nuovi che bloccano o frenano il pensiero e l’esistenza” (p. IX), ma anche di abitare “una terra di nessuno, posta in mezzo tra i physika e i meta ta physika, tra l’attualità e l’inattualità” (p. 27).

Esplicitamente pensato come un semenzaio che aspetta si trapiantino virgulti e piantine e che perciò conta su effetti ritardati e sulla pazienza di aspettare crescite fisiologiche – più che colpi di scena e risultati strabilianti subito – il libro di Bodei confida nel fatto che la riflessione filosofica possa essere “sia una sorta di tessuto connettivo cicatrizzante rispetto alla settorialità e alla frammentarietà delle idee normalmente e necessariamente assorbite, sia un rimedio nei confronti della chiacchiera quotidiana e della superficialità delle informazioni in una società di massa” (p. 7). Ma a suo parere dovrà essere un sapere che, pur accettando il confronto con i grandi classici – certo da non bagatellizzare a quadri interessanti di ingegnose esposizioni universali e neanche ad esercizi logici o pratiche ascetiche – non potrà recidere i legami con il senso comune né con la tradizione culturale in tutte le sue complicazioni e ibridazioni.

Perciò la quarta parte, dedicata a “Temi e problemi”, prende le mosse da “I luoghi comuni” (pp. 88-89), che non saranno da confondere con banalità o ovvietà qualsiasi, ma da considerare “quali punt[i] d’incontro e di scambio fra esperienze umane fondamentali e condivise” (p. 88), ossia agorà virtuali, piazze e fori in cui si continua a discutere e a pensare insieme. La presentazione è poi quella nobile che suddivide e distingue secondo le tripartizioni classiche di metafisica, logica ed etica, ma gli argomenti brevemente affrontati disegnano comunque i saperi plurali che la filosofia sa suscitare e le discipline sempre nuove che i tempi storici hanno profilato. Le ‘cose stesse’ di cui si tratta – che siano l’essere, la sostanza, l’oggetto, l’esistenza, la morte immortale, il tragico, lo humour o l’assurdo, il dolore, l’enigma del tempo e il paradosso dell’attimo, l’aspirazione alla giustizia, i dilemmi della libertà o le insidie del condizionamento, ma anche le prospettive dell’emancipazione, le opportunità della tecnica o le sfide della bioetica e dell’etica pubblica – dicono il tentativo costante e condiviso di governare se stessi e la propria storia, rinunciando possibilmente alle seduzioni sempre possibili di facili strade, alle sedizioni che promettono accelerazioni incontrollabili, alle sedazioni che fanno accettare servitù più o meno volontarie.