S. Campailla e altri, La Biblioteca ritrovata

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S. Campailla, M. Menato,
A. Trampus, S. Volpato

La Biblioteca ritrovata.
Saba e l
’affaire dei libri di Michelstaedter

 

Firenze, Olschki, 2015
ISBN 9788822263940
Euro 20,00

 

 

 

Il presente volume si compone di tre contributi: dei saggi di S. Campailla, La biblioteca salvata (pp. 1-21), diA. Trampus e S. Volpato, Cesare Pagnini: biografia delluomo e della sua biblioteca otto-novecentesca (pp. 23-34), e di M. Menato, Catalogo della biblioteca Michelstaedter (pp. 35-42). Testo, quest’ultimo, che introduce (pp. 35-42) alla presentazione di 291 schede bibliografiche relative ad un fondo librario costituito da testi appartenuti al poeta e filosofo Carlo Michelstaedter (pp. 43-56) e a suo padre Alberto (pp. 57-83).

E il primo saggio inizia proprio illustrando il complesso rapporto che ha legato, fra loro, Carlo e Alberto: rapporto che, presentandosi come «un dialogo drammatico in due lingue incompatibili», potrebbe forse trovare un suo corrispettivo in quello intercorso fra Giacomo e Monaldo Leopardi. In tutti e due i casi, è la biblioteca a costituire «il cuore del palazzo, la mappa delle scelte e delle perdizioni, l’icona sontuosa di un’identità e di un vizio» (p. 2).

Ciò spiega perché il ritrovamento, annunciato nel 2013, della biblioteca di casa Michelstaedter costituisca un fatto di enorme importanza, non solo, ovviamente, per la ricerca documentaria e bibliografica, ma anche e soprattutto per lo studio volto a ricostruire le fonti storico-critiche della produzione filosofica, pittorica e letteraria di un personaggio la cui singolare parabola creativa si consuma nel breve spazio di appena cinque anni (dal 1905 al 1910). In tal senso, Campailla, limitandosi ad un’indagine entro la biblioteca di Carlo e segnalando come i libri che la compongono non debbano essere tutti quelli da lui effettivamente posseduti (all’appello mancano, infatti, Ibsen, Marx, Schopenhauer, gli scrittori russi e i classici greci e latini), rileva, in essa, tanto l’assenza significativa di alcuni autori (Freud, Weininger), quanto la presenza di volumi (edizioni dei Vangeli, dei Salmi e di una Bibbia, volgarizzata in italiano, molto diffusa nelle case ebraiche) in grado di farci valutare meglio quell’«illuminazione religiosa» (p. 8) che costella l’ultima fase della vita del filosofo.

Fra gli altri libri, ci sono anche due monografie, in lingua tedesca, dedicate a due pittori (Franz von Stuck e Max Klinger), i quali, prima di adesso, non erano mai stati menzionati dalla critica come punti di riferimento nell’educazione artistica di Carlo.

Al saggio di Campailla segue quello a quattro mani di A. Trampus e S. Volpato. Si incentra sulla figura di Cesare Pagnini (1899-1989), avvocato e storico triestino, nonché bibliofilo, acquirente di quel fondo, di cui si sta qui parlando, che si credeva fosse andato perduto, fino a quando il secondo dei due autori, acquistandolo a sua volta, non ne intraprende l’inventario.

Chiude il volume il saggio di M. Menato, il quale, in qualità di Direttore della Biblioteca Statale Isontina di Gorizia, ci ricorda come i libri in questione siano ora accessibili presso questa stessa Biblioteca, dove sono andati ad arricchire quel Fondo Michelstaedter che è qui custodito dal 1973.